Ciao a tutti,
nasce oggi questo blog con l'intento di informare tutti coloro che sono interessati, sugli aspetti del terriotorio della Collina del Torinese.
E' il blog del Comitato NOTAV della Collina Torinese, nato prima per informare delle implicazioni del nostro territotio con il progetto della TAV, e poi per continuare l'informazione sui problemi ambientali di questo territorio e sugli imminenti attacchi alla sua integrita.
Speriamo che questo sia un servizio apprezzato dai cittadini e che attraverso questo sito di informazioni, possa coinvolgerli a operare con noi alla difesa della Collina Torinese, un patrimonio ambientale e culturale decisamente da salvaguardare.
Il Comitato
Per contattarci, per aderire al Comitato, per informazioni ....
NOTAV
COMITATO AMBIENTALISTA DELLA COLLINA TORINESE
Il Comitato è un raggruppamento spontaneo di cittadini dei territori di San Mauro, Castiglione, Gassino, San Raffaele, Sciolze, Rivalba, Cinzano, ecc...
Scoperto che sul progetto della Ferrovia ad Alta Capacità Torino-Lione, uno dei siti di smaltimento e di stazionamento del materiale di scavo dei tunnel (materiale presumibilmente contente amianto e uranio) era individuato nei territori tra San Mauro e Castiglione, il 10 febbraio 2006 si sono costituiti in Comitato NOTAV locale.
Successivamente compiendo una analisi più approfondita delle implicazioni tra il territorio in esame e alcune infrastrutture in progetto o in realizzazione e lo stato del patrimonio ambientale, storico-architettonico e culturale a continuo rischio, hanno deciso di strutturarsi anche in Comitato Ambientalista.
Ci vogliamo occupare di:
Lo smarino della Valle di Susa
Il trasporto e l’immagazzinamento di un lotto di materiali di scavo per la costruzione della Ferrovia ad alta capacità Torino-Lione, che presumibilmente saranno ricchi di materiali pericolosi quali amianto e di uranio e che nel progetto ITALFER sono previsti in quantità di circa 25.000 camion nella Cava di Castiglione e di San Mauro.
IL PONTE si Gassino
Un opera che costerà circa 50 milioni di euro che dovrebbe risolvere il problema del traffico sulla statale 590, ma nessuno ci dimostra come lo risolverà visto che gli studi preliminari sono carenti. Forse porterà ancora più traffico perché si sente già parlare di una zona industriale nelle sue prossimità e un piano edilizio nella zona verde collinare nelle vicinanze.
La Gronda est
Si è dichiarato che tutte le tangenziali devono chiudere a cerchio e perciò la tangenziale di Torino manca di un pezzo di completamento. Ma la “Gronda Est” non sarà una tangenziale, non si capisce a chi serva, ma la sua costruzione intaccherà in modo definitivo l’unico polmone verde della Collina Torinese.
La viabilità locale
Proponiamo delle alternative al Ponte e alla Gronda Est: perché non si pensa a utilizzare il Canale dell’Enel chiedendone la dismissione per realizzare un tratto di metropolitana da Chivasso a San Mauro.
Perché il servizio pubblico intercomunale di Torino non prosegue fino a Gassino?
Perché Gassino e Settimo non hanno collegamenti pubblici, ora che alcuni servizi di Settimo potrebbero interessare anche ai cittadini della Collina del Gassinese?
Perché Castiglione stà pensando ad una circonvallazione per snellire in traffico sulla statale 590 e invece Gassino non si esprime?
Perché anziché la Gronda Est non si elabora un miglioramento dell’attuale asse stradale della S.P. 122 Chieri – Castiglione?
La salvaguardia del territorio
Il nostro territorio è tra il Parco Fluviale del Po e il Parco della Collina (Superga e Castagneto Po), è ancora un notevole “polmone verde” a disposizione non solo della popolazione di questo territorio. Vogliamo essere una realtà molto attenta ad ogni sua trasformazione o tentativi di attacco da parte di chicchessia.
Le macro emergenze del territorio
Due le abbiamo individuate, ma altre potrebbero ancora essere nascoste: la ex cava a cielo aperto a Bardassano, mai risanata dopo il periodo di estrazione e il “Villaggio inglese” a San Gioanin di Rivalba, speculazione edilizia mai conclusa e ora presa di mira dai motociclisti che stanno distruggendone il bosco e il sottobosco
Alcune “stranezze” nel nostro territorio
Una pista ciclabile da Torino a Chivasso che nei territori da San Mauro a Chivasso oltre ad avere un percorso molto strano (quasi a non “scomodare” qualche interesse di cavatori e proprietari terrieri) non è assolutamente “difesa” né migliorata.
Un “tiro a volo” in pieno Parco Fluviale, sempre più attivo e che bisognerebbe verificare se non scarica anche i piattelli infranti dentro l’alveo del fiume.
Una strana interruzione della pista ciclabile tra Torino e San Mauro sulla parte collinare che da più di un anno impedisce una continuità di fruizione da parte dei cittadini.
Il ritorno di permessi di escavazione di ghiaia in zona fluviale da parte della Regione Piemonte (uno di questi anche nell’alveo del fiume), dopo che per anni erano stati sospesi e in mancanza di una parte di recupero ambientale di tutta la fascia fluviale da San Mauro a Gassino.
Le pre-esistenze storiche-architettoniche
Abbiamo un patrimonio molto interessante di beni che non sono censiti dalle sovrintendenze, ma sono sicuramente di notevole pregio storico e architettonico. Perché non proteggerlo? Abbiamo esempi notevoli di “vigne” (vecchie ville padronali di nobili famiglie torinesi del 700-800), di edifici storici (chiese, portici, case), il marmo di Gassino (roccia dell’eocene affiorante solo in questa zona del Piemonte, utilizzata nel passato come materiale di pregio di cui sono adorni alcuni importanti monumenti del nostro territorio e della citta di Torino) Mentre da una parte nel “Piano Territoriale di Coordinamento” della Provincia di Torino dell’aprile 1999 sulla Scheda dei Beni Culturali Architettonici e Urbanistici per il Comune di Gassino si trova un meraviglioso spazio bianco, si stanno iniziando ora in alcuni Comuni interventi urbanistici che hanno già portato ad alcune demolizioni di edifici di interesse storico e architettonico.
La nostra filosofia e il nostro modo di lavorare
Non è dire NO a TUTTO e a priori
E’ invece l’atteggiamento di attenzione ai problemi che parte da una raccolta delle informazioni necessarie a capire i problemi e tutte le loro implicazioni ambientali. Pretendiamo a questo punto che tali informazioni vengano messe a disposizione da parte dei decisori, sia politici che amministrativi, e che siano a loro volta rese fruibili in forma comprensibile Qsee siano anito un quali per il resto della popolazione meno incline a fare questo percorso conoscitivo.
E’ dimettersi a disposizione della popolazione per raccogliere tutte le istanze alle problematiche di cui ci occupiamo per far sentire in modo forte la nostra voce di cittadini alle istituzioni e ai partiti.
E’ di fare, al termine di un percorso di conoscenza, proposte serie, articolate, scientificamente comprovate e se necessario anche alternative, ma che diano una reale risposta ai bisogni e alle esigenze della cittadinanza.
“Sarà dura”
Gassino giugno 2006
Come ci proponiamo
NIMBY, BANANA e PIMBY … non è un nuovo cocktail esotico, ma forse una speranza per il futuro.
Il denunciato comportamento dei sempre più numerosi movimenti e comitati può non essere un atteggiamento negativo, ma può condurre ad una nuova presa di coscienza rispetto alla salvaguardia ambientale
NIMBY, “not in my back-yard” “non nel mio cortile”, indica, secondo l’enciclopedia Wikipendia, l’atteggiamento di chi riconosce come necessari, o comunque possibili, gli oggetti del contendere, ma, contemporaneamente, li dichiara indesiderabili a causa delle loro fastidiose controindicazioni sull’ambiente locale. L’estremizzazione di questo atteggiamento, meno nota, viene chiamato BANANA, overo, “non costruire assolutamente nulla vicino a niente” “build absolutely nothing anywhere near anytingh”. I valsusini potrebbero essere accusati di quest’ultimo più che del NIMBY: infatti non dicono di fare il treno ad alta velocità da un’altra parte, ma proprio di non farlo. Anche il “Comitato Ambientalista della Collina Torinese” e il “Comitato Noponte NoTangEst” per quanto riguarda il Ponte di Gassino e la Tangenziale Est possono considerarsi BANANA. Abbiamo assistito in questi ultimi anni ad una notevole crescita di comitati spontanei, nati contro opere sempre più critiche per la sostenibilità ambientale; fino dai primi anni del 2000 questi casi riguardavano soprattutto i rifiuti (discariche, termovalorizzatori, inceneritori) mentre negli ultimi anni hanno spartito la fama con energia (scorie, impianti eolici, rigassificatori) e infrastrutture (alta velocità, tangenziali, ponti). Una tesi accreditata vede dietro ai NIMBY e ai BANANA (perciò dietro ai movimenti e ai comitati) non un partito del no contrapposto a quello del si, ma piuttosto un partito del dialogo e della trasparenza contrapposto ad una visione dirigistica e unilaterale delle politiche di sviluppo economico e infrastrutturale del paese. Se da un lato le posizioni contro hanno certamente più appeal per l’informazione, dall’altro gli stessi giornalisti lamentano una scarsissima propensione dei politici a fornire notizie e chiarimenti e men che meno la disponibilità ad un dialogo aperto. La prima ragione della contestazione agli oggetti del contendere è individuata nel mancato coinvolgimento dei cittadini nell’iter progettuale, e dire che il tempo dedicato a questo scopo prima dei lavori sarebbe recuperato in seguito dalla assenza di conflitti. Tutto potrebbe risolversi tramite un miglior trasferimento di sapere dall’alto verso il basso, dai proponenti alle comunità coinvolte, evitando di lasciare la gente priva di informazione. Questo modo di pensare è ormai in crescita grazie alle azioni dei movimenti e comitati che nascono ormai ogni giorno su tutto il territorio nazionale. Una certa classe politica trascura l’ipotesi che i cittadini possano documentarsi con serietà e che, tramite strumenti nuovi come ad esempio il web, maturino la consapevolezza della necessità di una maggiore partecipazione, spinti da una nuova sensibilità ambientale, dalla preoccupazione per il proprio territorio e dalla sfiducia nella attuale classe politica. Altra dimenticanza grave di una certa classe politica è rappresentata dal non vedere tra le cause del NIMBY la preoccupazione della scomparsa del territorio libero. La continua bitumatura del territorio riduce gli spazi potenzialmente occupabili anche dalle nuove infrastrutture. In pratica, non esiste più territorio libero, almeno in Italia. Una certa classe politica non ama sperimentazioni come quelle di altre paesi di maggiore tradizione partecipativa quali le “giurie dei cittadini” per valutare le opere o la pratica della “democrazia partecipata” dei “consigli comunali, provinciali, regionali aperti”, ecc… Altre forme di decisione o la possibilità di discutere la necessità di un opera (la famosa opzione zero) non sono previsti. Al massimo sono contemplate le compensazioni, unica modalità di compromesso ben vista dagli amministratori locali di dove deve sorgere un’opera, perché, monetizzando e risarcendo i danni, può trasformare NIMBY in PIMBY, cioè “per favore nel mio cortile” “please in my bach-yard”, per il vantaggi che essi possono ottenere dall’infrastruttura costruita sul loro territorio. Le compensazioni sono un esempio di danno incredibile, perché centuplicano i costi dell’opera prevista, lasciano la decisione ai soli amministratori locali senza permettere una decisionalità alla cittadinanza e normalmente sono altre opere infrastrutturali (esempio eclatante sull’asse Torino-Novara della costruenda TAV le opere di compensazione richieste dagli amministratori locali sono state globalmente solo opere stradali, un solo comune ha chiesto un asilo nido e un giardinetto).
“Sarà dura”Gassino giugno 2007